lunedì 15 febbraio 2010

STASERA LIPU A PORTA A PORTA (RAIUNO) PER LA PUNTATA SULLA CACCIA

STASERA ORE 23,15 - PORTA A PORTA - RAIUNO
Puntata dedicata alla caccia. In studio ospite il Presidente della LIPU Giuliano Tallone.
Si parlerà  dell'art. 43 della legge Comunitaria appena approvato alla Camera, dell'attività venatoria, dei danni provocati dalla caccia alle specie protette.
In studio, oltre al presidente LIPU, rappresentanti del Governo, parlamentari, ambientalisti e associazioni venatorie

venerdì 12 febbraio 2010

CACCIA, SPUNTA LA DEPENALIZZAZIONE DEI REATI

“AL PEGGIO NON C’E’ FINE”
La situazione parlamentare sulla caccia appare ormai intollerabile.

“Sembra proprio che al peggio non ci sia fine”. E’ il commento della LIPU-BirdLife Italia alla notizia delle proposte di depenalizzazione di gravi reati venatori a firma di alcuni parlamentari dell’Italia dei Valori.

“A pochi mesi dall’emanazione di una nuova direttiva dell’Unione Europea – dichiara Elena D’Andrea, Direttore generale LIPU-BirdLife Italia - che chiede di rafforzare gi strumenti penali contro le azioni a danno della fauna e della natura, ecco che, a prima firma dell’Onorevole Cimadoro dell’Italia dei Valori, sbuca una proposta di depenalizzazione dei peggiori reati venatori, tra cui la caccia a specie superprotette, quella nei giorni di silenzio venatorio e, udite udite, quella della caccia a stagione chiusa.

“Il che – prosegue D‘Andrea - sembra proprio fare il paio con le richieste di allentamento delle regole venatorie che vedono protagonista la piccola ma combattiva lobby dei cacciatori in Parlamento. Che questo accada nel Paese con altissimo tasso di bracconaggio e per giunta nell’Anno Internazionale della Biodiversità, è un fatto che lascia francamente interdetti. Ma è ormai tutta la situazione parlamentare sulla caccia che appare intollerabile.

“L’Onorevole Di Pietro – conclude il Direttore generale LIPU - spieghi come si concilia una simile proposta con il principio del rispetto della legalità, e come intende pronunciarsi il suo gruppo parlamentare sull’inqualificabile manovra di caccia selvaggia in atto in Parlamento”.

mercoledì 10 febbraio 2010

BirdLife International: la legge comunitaria sulla caccia non va bene

"L’articolo 43 non risolve ma aggrava la procedura comunitaria"


Da Bruxelles, BirdLife International esprime gravi perplessità relative all’articolo 43 della legge Comunitaria, che non migliorerà la difficile situazione dell’Italia sotto il profilo del recepimento e dell’applicazione della direttiva Uccelli e in particolare della normativa sulla caccia. ”La soppressione del limite al calendario venatorio, fino ad oggi previsto dalla legge italiana, è un elemento che rischia di complicare lo stato delle cose, determinando una nuova serie di infrazioni e vari problemi di conservazione della natura”, sostiene Angelo Caserta, Direttore Regionale della Divisione Europea di BirdLife International.

Dall’analisi dell’articolo, messo a confronto con le motivazioni della procedura di infrazione 2006/2131, emerge che alle più importanti richieste avanzate all’Italia dalla Commissione europea, manca del tutto una risposta.

Nessuna norma è prevista relativamente al serio problema delle deroghe a cacciare specie protette, per il quale la Commissione chiede all’Italia un giro di vite e un più efficace potere di intervento statale. Nessuna misura è prevista a favore della tutela degli habitat esterni alla Rete Natura 2000 come pure richiesto dall’articolo 4.4 della direttiva e dalla procedura di infrazione.

Dubbi anche sulla scelta di inserire come riferimento normativo la Guida europea sulla caccia, che rappresenta un importante strumento di interpretazione ma che non ha carattere né struttura giuridica e che dunque, se impropriamente utilizzata, può rappresentare un ostacolo anziché un contributo alla chiarezza e alla soluzione delle controversie.

Particolarmente grave appare poi la scelta di sopprimere il limite al calendario venatorio generale, che ad oggi ha garantito il rispetto delle previsioni comunitarie e impedito che, sul fronte dei tempi di caccia, l’Italia potesse replicare le infrazioni commesse sulle deroghe.

Se sono dunque molte e particolarmente serie le perplessità sull’attuale formulazione della legge Comunitaria, è in generale la situazione italiana a destare non poche preoccupazioni, prefigurandosi un nuovo e anche aspro scontro tra i diversi portatori di interessi che certamente non farà bene alle politiche italiane di conservazione della natura.

“La situazione italiana preoccupa anche per il rischio di un nuovo conflitto tra le parti”, dichiara il Dott. Caserta.

L’auspicio di BirdLife International è che il Governo e il Parlamento italiano possano rivedere la norma e formularla in modo adeguato, a partire dall’opportuno e assolutamente necessario reinserimento del limite al calendario venatorio nazionale.

giovedì 4 febbraio 2010

CACCIA: LE DELEGAZIONI LIPU SI MOBILITANO IN TUTTA ITALIA

Appello per la natura alla società civile, al mondo della scienza e agli amministratori.
Il vice Presidente Mamone Capria: "Si cancelli subito l'articolo 43 della legge Comunitaria, che ha eliminato i limiti temporali alla stagione venatoria"


"Non permetteremo lo stravolgimento delle leggi sulla natura in Italia, che sono il frutto del ventennale impegno ambientalista e rappresentano la garanzia per un'Italia migliore".

Lo dichiara il vicepresidente della LIPU-BirdLife Italia, Fulvio Mamone Capria, a nome delle 110 delegazioni LIPU di tutta Italia.

"L'approvazione in Senato dell'articolo 43 della legge Comunitaria è l'ennesimo segnale di quel tentativo, ormai palese, di assalto alle storiche leggi nazionali sulla tutela della natura. Prima il disegno di smantellamento della legge 157/92, la normativa nazionale che regola l'attività venatoria nel nostro Paese, da parte del senatore Orsi, con le sue anacronistiche richieste sull' imbalsamazione, i richiami vivi, l'uso di uccelli come zimbelli, la caccia lungo le rotte di migrazione o la concessione del fucile a sedici anni.

Poi i tentativi di svilire gli strumenti di conservazione della Rete Natura 2000, la rete di protezione della biodiversità dell'Unione europea. E ora questa pessima norma della legge Comunitaria, che apre un baratro sui calendari venatori, dando alle regioni la possibilità di ampliare la caccia oltre i limiti attuali compresi tra il 1° settembre e il 31 gennaio e di praticare la caccia ai migratori aggravando le infrazioni comunitarie già aperte dall'Unione Europea contro l'Italia.

"Questi attacchi - prosegue il vicepresidente LIPU - vogliono colpire quella cultura del rispetto della natura largamente condivisa dagli italiani, per i quali, anche grazie al nostro lavoro di educazione rivolto agli adulti e ai più giovani, la natura è un prezioso patrimonio da conoscere e difendere.

"In decenni di azione attenta e appassionata sul territorio, gli attivisti della LIPU e gli ambientalisti in genere hanno creato oasi naturali, protetto e curato animali selvatici, difeso il territorio dall'incuria e dalla distruzione, promosso l'educazione ambientale. Insomma hanno contribuito a rendere l'Italia un Paese migliore, più bello e civile.

"Anche e soprattutto per questo non assisteremo passivi al concretizzarsi di questi tentativi: abbiamo già avviato in tutta Italia la mobilitazione di delegati e attivisti, perché diffondano ovunque la petizione LIPU per il Presidente del Consiglio, presente anche su www.lipu.it, e coinvolgano chiunque in questa battaglia per la natura: dal mondo della cultura a quello della scienza, dalle istituzioni locali alle associazioni e all'intera società civile.

mercoledì 3 febbraio 2010

CACCIA, LIPU: CHIUSURA AL 31 GENNAIO E’ LIMITE MASSIMO.

“In gennaio e febbraio i cieli italiani sono autostrade migratorie”.
Sulla stagione di caccia italiana continuano le mistificazioni di parte del mondo venatorio.

Il 31 gennaio è un limite invalicabile per la caccia italiana. Lo dicono l’autorità scientifica nazionale, le regole comunitarie e persino il buon senso”.

Dopo l’approvazione in Senato dell’articolo 38 della legge Comunitaria, la LIPU-BirdLife Italia commenta i tentativi di parte del mondo venatorio di giustificare il paventato allungamento della stagione venatoria.
“Basti leggere in proposito il documento formalmente trasmesso dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) alla Commissione Ambiente del Senato, non più di pochi mesi fa, secondo cui “ragioni biologiche e gestionali rendono inopportuna e sostanzialmente inapplicabile, nel caso di migratori, l’ipotesi di date di chiusura della caccia differenziate per specie e /o per aree geografiche durante il mese di febbraio”. 
“Un parere già di per sé sufficiente a chiudere la questione, considerato che l’ISPRA è l’autorità scientifica e tecnica nazionale sulla materia. Ma è la stessa direttiva europea, rafforzata dalle sentenze della Corte di Giustizia e dagli altri strumenti comunitari, a rincarare la dose.
“La direttiva “Uccelli”, all’articolo 7.4, prevede infatti il divieto di caccia durante il periodo della riproduzione degli uccelli nonché in quello della migrazione verso i luoghi riproduttivi. La Corte di Giustizia ha anche chiarito che questo articolo della direttiva “intende garantire un regime completo di protezione” (Sentenza del 17 gennaio 1991, Causa 157/89).
“Qual è dunque, in Italia, la situazione della migrazione pre-riproduttiva? Il Documento Ornis della Commissione europea informa che i movimenti migratori verso il nord Europa interessano l’Italia già a fine dicembre (Germano reale), per poi aumentare notevolmente nel mese di gennaio (Beccaccia, Merlo, Tordo sassello,Tordo bottaccio, varie specie di anatre eccetera) e ancor più nel mese di febbraio, quando la quasi totalità delle specie cacciabili ha avviato la migrazione verso nord. Insomma, gennaio e febbraio sono, per i cieli italiani, delle vere e proprie autostrade migratorie, per le quali è dunque obbligatorio garantire “un regime di protezione completa”.
Come si può allora immaginare – sottolinea la LIPU - che la caccia, già ampiamente critica per il mese di gennaio, possa addirittura estendersi al delicatissimo mese di febbraio?
Si consideri anche, a tal proposito, che la Guida comunitaria all’attività venatoria avverte che, nel caso di scaglionamento delle date di chiusura della stagione di caccia (la cosiddetta caccia per specie e tempi), è indispensabile che siano soddisfatti vari fattori, tra cui quello che la caccia ad una specie non sia di disturbo ad un’altra, e quello che non si confondano, nell’abbattimento, specie che risultano simili.
C’è dunque da chiedersi, per fare solo alcuni esempi, come sia ipotizzabile aprire la caccia a febbraio senza il rischio di confondere tra loro femmine di diverse specie di anatre, oppure senza causare disturbo per tutte le altre specie che vivono in ambienti acquatici.
La risposta è che, semplicemente, non è possibile.
“Il 31 gennaio è insomma, in assoluta evidenza, la data limite, dal punto di vista tecnico e scientifico, per la stagione di caccia in Italia. Questo sia detto anche per fare chiarezza sulle ripetute mistificazioni e l’uso “a inchiostro” simpatico che un certo mondo venatorio continua a fare della scienza e delle regole, comunitarie e non: citate quando fanno comodo e solo a sprazzi, regolarmente messe nel cassetto quando si tratta invece di applicarle con serietà”.

lunedì 1 febbraio 2010

GIULIANO TALLONE A UNO MATTINA SULL'ARTICOLO 38: "NORME CONTRO L'EUROPA"


Il Presidente della LIPU - BirdLife Italia, Giuliano Tallone, è intervenuto questa mattina alla trasmissione di Rai Uno sul tema della legge Comunitaria e della norma cosiddetta "caccia no limits".

 “Con l'articolo 38 della legge Comunitaria divergiamo dall'Europa e dal recepimento corretto della Direttiva Uccelli. Il paradosso è che l'articolo dovrebbe servire a sanare almeno parte delle infrazioni comunitarie commesse dall'Italia, mentre invece ne alimenta altre, a partire da quelle sulle deroghe ai tempi di caccia".

"E' una norma -aggiunge Tallone- che vede una contrarietà diffusa, per non dire generale: nella maggioranza, nell'opposizione, nello stesso Governo e ancor più nel Paese. Un pessimo modo per dare il via all'Anno internazionale della Biodiversità".

Tallone si è ha anche soffermato sull'accordo Face-BirdLife International sulla "caccia sostenibile". "Come già accaduto in passato, l'accordo è usato da certo mondo venatorio solo quando fa comodo, in modo strumentale e tutto teorico, mentre è puntualmente dimenticato quando si tratta di promuoverne concretamente i contenuti, dalla tutela degli habitat alla rete Natura 2000, dall'eliminazione del piombo dalle zone umide al rafforzamento dei controlli e della legalità".

sabato 30 gennaio 2010

CACCIA, LIPU: CHIUSA LA STAGIONE VENATORIA 2009/10

E’ STRAGE DI SPECIE PROTETTE. UCCISI RAPACI, AIRONI E CICOGNE.
E ADESSO IL RISCHIO DEREGULATION.

Oltre 250 uccelli non cacciabili giunti feriti a fucilate ai centri recupero della LIPU in pochi mesi. 150 i rapaci di cui 102 deceduti. I dati sono solo la “punta di un iceberg”: caccia illegale e bracconaggio dilagano nel Paese. LIPU in mobilitazione per l’articolo 38 della legge Comunitaria.

La stagione venatoria 2009-2010 si conclude domani ma lascia una scia drammatica dietro di sé, con centinaia di animali appartenenti a specie protette uccisi a fucilate o impallinati, solo un assaggio di quello che succederà se l’art.38 della legge comunitaria verrà approvato anche dalla Camera allargando sempre di più le maglie della stagione venatoria.

Lo denuncia la LIPU-BirdLife Italia, che ha analizzato i dati degli uccelli selvatici giunti a sette dei suoi centri di recupero dal 1° settembre dello scorso anno ad oggi, vigilia di chiusura della stagione venatoria, numeri che rappresentano solo la punta di un iceberg di un fenomeno molto di più vasto e drammatico presente nel nostro Paese.

La LIPU ha anche effettuato un bilancio del’attività antibracconaggio nel bresciano e a Cagliari, due delle aree più a rischio per l’uccellagione, che ha portato alla rimozione di oltre 27mila trappole per piccoli uccelli migratori come tordi e pettirossi.

Sono oltre 250 gli uccelli selvatici giunti impallinati ai centri LIPU, di cui 150 rapaci appartenenti a ben 15 diverse specie. Tra di essi rapaci notturni come gufi, civette e barbagianni, e poi falchi (pellegrino, gheppi, lodolai), poiane, sparveri, albanelle e anche una rara Aquila minore recuperata (ma poi deceduta) nel palermitano.

Oltre ai rapaci la LIPU ha soccorso specie di grande pregio conservazionistico come il Fenicottero rosa e il raro Tarabusino (centro LIPU di Palermo), una Cicogna bianca (a Roma), aironi (Roma e Milano) e un esemplare di Spatola e altre decine di specie. Tutti animali deceduti in seguito ai pallini conficcati nel corpo o resi irrecuperabili dalle ferite riportate.

Un bilancio, quello del 2009, decisamente negativo, che ha visto dapprima la presentazione del proposta del Senatore Orsi, poi altri tentativi di introdurre una maggiore liberalizzazione della caccia, le preaperture in molte regioni, la caccia in deroga in particolare Lombardia e Veneto e l’uccisione di centinaia di uccelli appartenenti a specie protette e migliaia di piccoli uccelli migratori vittime di reti e trappole illegali. Un prologo non proprio all’altezza del 2010, dichiarato Anno internazionale della biodiversità.

“Il bilancio della stagione venatoria è drammatico – dichiara Elena D’Andrea, Direttore Generale LIPU - ma ancora di più ci preoccupa quanto approvato in Senato con l’articolo 38 della legge comunitaria, che non abbiamo esitato a definire vergognoso per l’Europa e i cittadini italiani, per oltre il 90% contrari a una maggiore liberalizzazione della caccia.

“La nostra risposta di fronte a posizioni venatorie inaccettabili è stata in queste ore la mobilitazione dei nostri attivisti e simpatizzanti, che chiedono a gran voce che la Camera bocci l’art. 38 della comunitaria e restituisca dignità al nostro Paese, già gravemente colpito da una grave crisi della biodiversità e da una procedura d’infrazione alle direttive comunitarie con la quale l’Europa ci accusa di cacciare troppo e male”.

LIPU, ECCO IL DOCUMENTO CHE SCONFESSA L'ARTICOLO 43

L’Associazione risponde ai cacciatori di ANUU e Face Italia.

“Con questa legge Comunitaria, Italia ancora più lontana dall’Europa. La cancellazione dei limiti toglie l’unico freno a infrazioni sui tempi di caccia”


 “L’articolo 43 (ex 38) della legge Comunitaria costituisce un vero raggiro ai danni dell’Unione europea. Per capirlo, basta confrontare il testo approvato al Senato con il documento ufficiale di “rinvio a giudizio” in Corte di Giustizia dell’Italia per inadempienze su caccia e natura (Gazzetta Europea, 7 marzo 2009, si veda sotto il testo).


Lo afferma la LIPU-BirdLife in Italia anche in replica alle dichiarazioni rilasciate delle associazioni venatorie ANUU e CNCN.

  
“Dal documento della Commissione europea si evince quali siano i riscontri che la Commissione attende dall’Italia (procedura di infrazione 2131 del 2006) e che però, qualora l’articolo 43 della Comunitaria non sarà profondamente modificato alla Camera, continueranno a mancare. Anzi, cresceranno di numero.


 “Niente dice, l’articolo 43, sulla richiesta di intervento che lo Stato deve effettuare sulle deroghe regionali (controlli “inefficaci e intempestivi”, articolo 9). Niente dice sull’abuso che l’Italia ha finora fatto delle deroghe (“recepimento e applicazione non conforme” del sistema deroghe, sempre articolo 9). Un abuso così clamoroso da far dire alla Commissione, nel Parere motivato dell’Aprile 2006, che l’Italia utilizza le deroghe come “espediente per autorizzare un regime semipermanente di caccia ordinaria.

  
“Niente prevede sulla tutela ulteriore che le zone di protezione speciale e gli habitat naturali richiederebbero (“articolo 4.4. non recepito”) e che appunto non avranno. Un fatto tanto più grave laddove avviene nell’Anno internazionale della Biodiversità.

 “Gravissima è poi l’assenza dall’articolo 38 di uno degli elementi chiave delle richieste comunitarie: il divieto esplicito di caccia nei periodi di riproduzione e migrazione degli uccelli (articolo 7.4). Divieto che nella legislazione italiana non c’era e che continuerà a non esserci, visto che il Governo ha deciso di sostituirlo con una semplice previsione di “tutela”. Come se la tutela, che è un fatto “generico”, potesse sostituirsi a quella specifica forma di protezione rappresentata dal “divieto di caccia”.


"A tutto ciò, l’articolo 43 manca completamente le risposte, limitandosi a recepire le contestazioni più marginali della Commissione (trasmissione di informazioni, tutela dei nidi - peraltro già prevista). Ma in compenso, come ciliegina sulla torta, l’articolo sopprime il limite 1° settembre – 31 gennaio della stagione di caccia, che è l’elemento che ha finora impedito alle regioni, già in infrazione sulle specie cacciabili, di esserlo anche sui tempi.


"Insomma, al di là degli impegni tutti teorici su “caccia sostenibile” da parte di certo mondo venatorio italiano, siamo di fronte ad una situazione oggettivamente scabrosa, che senza un recupero di responsabilità e credibilità da parte di Governo, Parlamento e ministeri, renderà ancor peggiore il già difficile rapporto italiano con l’Europa della natura.
 

Il testo del documento della Commissione europea